Il dolore viene definito dall’Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP) come “un’esperienza sensoriale ed emotiva spiacevole associata a danno tissutale effettivo o potenziale, o descritta in termini di tale danno”. La definizione trovata dall’IASP fa capire che il dolore non è per forza solo una sensazione fisica, quanto più un prodotto multidimensionale di dati: un insieme di atteggiamenti, credenze, personalità, fattori sociali che possono modificare la trasmissione dello stimolo spiacevole al cervello, condizionando la percezione di dolore nella persona.
Questo perché il dolore non esiste a livello reale, ma è più un “prodotto” del cervello: esso, infatti, valuta le informazioni che riceve dai vari recettori e le interpreta, trasformandole in ciò che poi viene percepito come dolore. È il caso di quando, ad esempio, in una situazione di pericolo come una fuga da un evento che può portare rischi alla propria incolumità non si arrivi a percepire il dolore se non quando si è in salvo dal pericolo; un altro caso si può presentare quando una persona si infortuna durante un’attività sportiva ma la prosegue senza grossi problemi, arrivando a percepire dolore solo ad attività conclusa.
Ciò avviene perché il cervello produce la sensazione di dolore creando uno scenario, basato su tutti i dati che riceve in un preciso istante, allo scopo di proteggere la nostra incolumità. Inoltre, va considerato che anche altri fattori come la mancanza di sonno, la mancanza di attività fisica lo stress e l’ansia possono rendere il corpo più sensibile al dolore, proprio in virtù del fatto che questo dipende da un insieme di dati che arrivano al cervello in un determinato momento.
I recettori del dolore, chiamati nocicettori, possono essere attivati a causa di danni tissutali, somatici o viscerali, ed in questo caso il dolore si dice di tipo nocicettivo; nel caso in cui invece vi siano dei danni strutturali e delle disfunzioni delle cellule nervose nel sistema nervoso (periferico o centrale), il dolore si dice di tipo neuropatico.
Esiste tuttavia anche una seconda classificazione del dolore, in base alla sua durata: il dolore acuto comprare improvvisamente, ed ha una durata limitata nel tempo; si manifesta subito dopo una lesione, ad esempio dopo un trauma, ma tende a diminuire nel corso di breve tempo con la normale e naturale riparazione dei tessuti.
Il dolore cronico, invece, è continuo o ricorrente, e persiste anche oltre il normale periodo di guarigione dell’area coinvolta: non necessariamente questo dolore si vede in una radiografia o una scansione, e può iniziare come acuto e trasformarsi poi in cronico a causa della persistenza dello stimolo doloroso o dell’aggravamento ripetuto di una lesione.
Questo dolore viene anche definito come una problematica persistente che “disturba il sonno e la vita normale, cessa di assolvere ad una funzione protettiva, mentre degrada salute e capacità funzionali”; alcune condizioni come ad esempio l’emicrania, l’osteoporosi, l’artrite e altri disturbi muscoloscheletrici (quali mal di schiena o male ai cervicali) sono patologie croniche ben note e molto diffuse tra la popolazione, ma che possono essere risolte.
È importante sottolineare che il trattamento del dolore persistente come se fosse un dolore acuto è un errore molto frequente, anche tra professionisti, e può arrivare ad essere addirittura controproducente per il paziente.
Una cura del dolore cronico inizia con una valutazione accurata e completa dei sintomi, della localizzazione, della durata e delle caratteristiche del dolore, ma passa anche per aspetti come eventuali trattamenti già utilizzati, le cause e la valutazione dell’impatto del dolore sui diversi aspetti della vita del paziente.
Successivamente, una volta definite tutte le informazioni viste in precedenza, si passa all’intervento al fine di eliminare o ridurre la percezione di dolore nel paziente: la terapia può comportare atti farmacologici e non.
Nel primo caso si ricorre all’utilizzo di farmaci specifici per bloccare la sensazione di dolore percepita dalla persona in questione, mentre nel secondo caso si intendono quei trattamenti cognitivi-comportamentali e quelle terapie fisiche che hanno lo scopo di gestire ed alleviare lo stimolo doloroso.
Presso il nostro Poliambulatorio il trattamento del dolore cronico viene svolto dal Dott. Alessandro Rizzardo, medico chirurgo specialista in anestesiologia, rianimazione e terapia antalgica. Esegue visite specialistiche finalizzate alla comprensione dei meccanismi che provocano il dolore ed esegue trattamenti e terapie farmacologiche mirate alla progressiva riduzione ed eliminazione del dolore.
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